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Legambiente: non sparate ai cinghiali nei parchi di Roma

Roberto Scacchi (Legambiente): Contro i Cinghiali è sbagliato aprire la caccia nelle Aree Protette, tanto più nella Capitale dove è da irresponsabili mettere a rischio le persone, consentendo ai cacciatori di imbracciare le armi per sparare”

printDi :: 26 ottobre 2021 18:19
cacciatore carica l'arma

cacciatore carica l'arma

(AGR) La scorsa estate la Regione Lazio nel collegato al Bilancio, apriva alla possibilità di sparare alla fauna selvatica dentro ai Parchi per contenere le specie in sovrannumero, un provvedimento duramente contrastato già allora da Legambiente. Ora che in alcune Aree Protette, peraltro particolarmente distanti da centri urbani come quella di Lago Lungo Ripasottile nell’area nord della Provincia di Rieti, si sta concretizzando questa opzione, in particolare da Coldiretti, nelle scorse ore sono arrivate richieste di replica con i fucili contro i Cinghiali dentro i Parchi di Roma.

“No ai fucili contro i Cinghiali tra i Parchi della Capitale - dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio - ha sbagliato la Regione ad aprire alla caccia nelle aree protette per contenere le specie in sovrannumero, e sarebbe ancor più sbagliato e da irresponsabili consentirlo nei parchi di Roma, mettendo a rischio le persone che ne fruiscono a piedi o in bici, consentendo ai cacciatori di imbracciare le armi per sparare. Al contrario poi di quanto sostiene qualcuno, ingiustificatamente e in maniera del tutto pretestuosa, se c’è un ente che sta facendo un gran lavoro positivo per il contrasto alla presenza eccessiva di cinghiali, è proprio RomaNatura con il suo presidente Maurizio Gubbiotti, che in questi anni, durante i quali non è praticamente esistito un assessorato all’Ambiente del Comune, è stato e continua ad essere il vero protagonista positivo delle politiche a tutela del verde, della natura e della biodiversità nella Capitale. 

 
Il numero di cinghiali presenti in eccesso è enorme, molto più visibile a causa del disastro romano dei rifiuti e scatenato da decenni di sbagli imperdonabili del mondo venatorio, indiscutibilmente colpevole di un reinserimento spregiudicato per alimentare la propria attività; errori madornali come questi, impongono tempi lunghi per ottenere risultati, tempi che potrebbero essere ridotti se si collaborasse tutti nella stessa direzione: invece il protocollo firmato da Legambiente, Federparchi, Regione e Coldiretti, che prevedeva la cattura dei capi in sovrannumero nelle aree protette, é rimasto fino ad oggi solo su carta perché Coldiretti intanto, con il suo presidente regionale Granieri, non fa altro che chiedere solo i fucili dentro i Parchi di Roma, la caccia e nulla più, a tal punto che viene da chiedersi se gli interessi che si vogliono difendere sono quelli degli agricoltori oppure di altre categorie”.

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