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Ostia, emergenza abitativa, la lotta dell'Unione Inquilini

Sinistra Italiana X Municipio: Palazzine ex ENAM ad Ostia, grazie al sit in organizzato dall’Unione Inquilini finalmente crolla un muro, quello che separa i cittadini dal patrimonio immobiliare inutilizzato. Il patrimonio immobiliare deve tornare ai cittadini

printDi :: 21 marzo 2021 19:32
Ostia, emergenza abitativa, la lotta dell'Unione Inquilini

(AGR) "Palazzine ex ENAM ad Ostia Lido, grazie al sit in organizzato dall’Unione Inquilini - afferma Marco Possanzini, Segretario Sinistra Italiana X Municipio- finalmente crolla un muro, quello che separa i cittadini dal patrimonio immobiliare inutilizzato. Senza se e senza ma, siamo al fianco dell’Unione Inquilini in questa battaglia di civiltà.

Grazie al sit in promosso e organizzato dall’Unione Inquilini, sempre in prima linea nella battaglia a sostegno del diritto all’abitare, finalmente i cittadini sanno che nel nostro Municipio X ci sono due palazzi, chiusi e abbandonati da più di dieci anni, che potrebbero essere utilizzati per promuovere un innovativo modello strutturato di accoglienza delle persone in emergenza alloggiativa.

 
L'ENAM, l’Ente Nazionale Assistenza Magistrale, fu fondato più di sessant’anni fa. Dal Luglio del 2010, a seguito di una disposizione legislativa che ne decretò la soppressione, l’ingente patrimonio immobiliare dell’Ente, insieme alle attività assistenziali, passarono prima sotto il controllo dell’INPDAP e successivamente dell’INPS. Ci sono molti immobili nel nostro paese dell’ex ENAM, oggi dell’INPS. Due fra questi si trovano proprio nel Municipio X di Roma Capitale, precisamente ad Ostia Lido. Si tratta essenzialmente di due edifici adibiti a “studentato”, attrezzati e ristrutturati in larghissima parte, che da più di dieci anni sono completamente inutilizzati.

Addirittura, al fine di prevenire qualsiasi forma di occupazione, queste palazzine sono presidiate giorno e notte da una guardiania armata che da decenni sorveglia due edifici vuoti. Non è una novità: Nella nostra città, a dispetto della necessità di dare risposte concrete alle decine di migliaia di persone in emergenza alloggiativa o che rischiano di finire in strada, ci sono centinaia di edifici completamente inutilizzati, alcuni dei quali potrebbero essere messi immediatamente a disposizione per dare una risposta concreta a chi non ce la fa. L’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia, ha colpito in modo ancora più profondo chi già viveva ai margini della società, allargando ulteriormente la forbice delle disuguaglianze.

Solamente a Roma sono più di 8.000 le persone censite che vivono in strada, oltre il 15% del totale nazionale, a cui bisogna aggiungere sia tutte quelle persone non censite che vivono in situazioni abitative informali e di necessità, sia gli stranieri rimasti esclusi dal sistema di accoglienza, per non parlare delle persone che, pur avendone diritto, sono da una vita in graduatoria per ottenere una casa popolare. E’ per questo che siamo assolutamente convinti che gli immobili disponibili debbano essere messi a disposizione per dare risposte concrete a tutti coloro che non ce la fanno. Prevedere l’utilizzo delle palazzine ex ENAM di Largo delle Sirene potrebbe aprire la strada ad un nuovo ed efficace modello di utilizzo degli immobili pubblici a disposizione nella nostra città.

Per questo abbiamo aderito al sit in promosso e organizzato dall’Unione Inquilini, che ringraziamo per la determinazione, proprio per chiedere che questo ingente patrimonio immobiliare torni ai cittadini al fine di essere utilizzato per l’accoglienza diffusa delle persone finite ai margini. E’ necessario che le Istituzioni, in particolare quelle Capitoline, dicano con chiarezza da che parte stanno. Nella nostra città non si parla più del tema degli immobili inutilizzati che invece potrebbero essere messi a disposizione per strutturare in modo permanente progetti di accoglienza al fine di superare l’enorme emergenza alloggiativa in atto. L’approvazione in Campidoglio della Convenzione Sociale, cioè dell’avvio del “Social Housing” come strumento per superare l’emergenza abitativa, nonostante l’esultanza degli Assessore Vivarelli e Montuori, non va proprio in questa direzione anzi tutt’altro. Va fatta chiarezza. Il “Social Housing”, nonostante un ingannevole e suadente nome, non ha nulla a che vedere con la realizzazione di case popolari di proprietà pubblica, con le politiche abitative, o con la riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico ad oggi disponibile. Quando parliamo di Social Housing parliamo semplicemente di edilizia privata in convenzione e quindi, per l’ennesima volta, della scelta di dare risorse pubbliche a soggetti privati che otterranno anche un ulteriore profitto, un profitto spesso deregolamentato e in linea di massima “calmierato” per una manciata di anni.

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