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All’Aritmologia di Careggi si studia per un centro specializzato nel “torace bionico”

printDi :: 31 gennaio 2023 17:43
Azienda Ospedaliera Careggi

Azienda Ospedaliera Careggi

(AGR) Negli ultimi anni con la diffusione e l’evoluzione tecnologica delle protesi il genere umano è sempre più bionico e stanno aumentano i pazienti portatori di diversi dispositivi medici impiantati nel corso della vita, per varie e diverse esigenze di cura. Questi dispositivi – spiega il dottor Paolo Pieragnoli responsabile dell’Aritmologia dell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze – devono coesistere senza confliggere fra loro e questo comporta nuove sfide soprattutto in aritmologia, quando è necessario impiantare dispositivi come pacemaker o defibrillatori, che emettono scariche elettriche per supportare il ritmo cardiaco, ad esempio in pazienti con il torace ricostruito con placche metalliche in un precedente intervento per malformazioni o traumi.

Siamo agli inizi di questa nova prospettiva – prosegue Pieragnoli – le casistiche sono ancora limitate, ma in aumento con pazienti in condizioni anatomiche nuove e sempre diverse che necessitano approfonditi studi, anche e soprattutto in condizioni di urgenza, per valutare le caratteristiche del pacemaker o defibrillatore da impiantare, in base alle protesi già presenti nel torace. Tecnicamente si parla di “modellizzazione del caso” con varie fasi di analisi della condizione anatomica, delle tecnologie, dei materiali, delle procedure chirurgiche più vantaggiose e, alla fine, come ultimo atto dell’intervento c’è un test di funzionamento per verificare l’interazione dei vari impianti.

 
Recentemente – ricorda Pieragnoli – grazie alla collaborazione tra chirurgia toracica, aritmologia e ingegneria tecnica, abbiamo realizzato a Careggi, il primo impianto di un defibrillatore sottocutaneo in un paziente sottoposto a correzione chirurgica di una malformazione del torace. Propio la presenza di queste barre metalliche avrebbe potuto interferire con il posizionamento e il corretto funzionamento del dispositivo sottocutaneo successivamente impiantato ed il cui funzionamento è stato valutato inducendo al termine dell’intervento la specifica aritmia da cui era affetto il paziente, confermando il corretto funzionamento dell’apparecchio. Questa soluzione è stata ritenuta la più vantaggiosa per il paziente poiché ha evitato il posizioneranno di elettrodi all’interno delle camere cardiache evitando gli eventuali rischi a lungo temine connaturati a questa tecnica più invasiva.

In questo caso la nostra esperienza - conclude Pieragnoli - nella gestione di questi nuovi pazienti si è realizzata nella collaborazione fra i medici dell’aritmologia: Luca Checchi, Giuseppe Ricciardi, Laura Perrotta, Andrea Colella e il collega Alessandro Gonfiotti della Chirurgia Toracica, diretta dal professor Luca Voltolini, con la prospettiva di gettare le basi di un centro specializzato in casi sempre più complessi.

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