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Roma, ripulivano auto rubate falsificando le targhe, due arresti

Gli agenti del VII distretto hanno fatto irruzione nel capannone adibito a laboratorio per il riciclaggio delle auto, hanno sopreso i due “artigiani” mentre armeggiavano con un laser per alterare il telaio di un’utilitaria imprimendo sul ferro una combinazione alfanumerica contraffatta. In manette

printDi :: 27 maggio 2025 12:50
Polizia il laboratorio per falsificare le targhe

Polizia il laboratorio per falsificare le targhe

(AGR) Era travestito da capannone adibito ad attività artigianale per la lavorazione del vetro, ma, in realtà, era diventato un vero e proprio laboratorio di riciclaggio destinato a ripulire le auto rubate.Gli imprenditori dell’attività artigianale abusiva, un italiano di 56 anni ed un ucraino di 45, sono stati arrestati dagli Agenti del VII Distretto San Giovanni.

A dare il via alle indagini della Polizia di Stato sono state alcune segnalazioni circa un andirivieni sospetto di autovetture, che, attraverso una rampa, entravano ed uscivano da un garage sotterraneo in prossimità della vetreria. A ciò, si sono uniti gli strani rumori provenienti dal sotterraneo a tutte le ore del giorno e della notte.

 
Quando gli agenti hanno fatto irruzione nell’officina, la scena che si sono trovati davanti agli occhi non ha lasciato più dubbi.

Davanti a loro, i due “artigiani” armeggiavano con un’apparecchiatura laser mentre erano intenti ad alterare il telaio di un’utilitaria imprimendo sul ferro una combinazione alfanumerica contraffatta.

Intorno a loro, c’era un vero laboratorio “del mestiere” tra lastre di metallo con su incise delle targhe di prova, decine di cifre combinate italiane ed estere da applicare per rimettere in circolo le autovetture rubate, oltre a gruppi ottici di autovetture, specchietti retrovisori, volanti ed altri accessori automobilistici.

I successivi riscontri hanno poi consentito di cristallizzare il quadro investigativo: sia l’autovettura in fase di “preparazione”, che un furgone Ducato, trovato all’interno del box, già pronto “chiavi in mano” con tanto di targa francese contraffatta, sono risultati provento di furto.

La perquisizione si è poi estesa anche all’abitazione del cinquantaseienne italiano, sita al primo piano dello stabile. Al suo interno, sono stati ritrovati altri attrezzi del mestiere, insieme ad accessori e pezzi di carrozzeria.

Tutto il materiale rinvenuto e l’officina artigianale all’interno della quale era custodito è stato sequestrato dalla polizia. I due complici, invece, sono finiti in manette, gravemente indiziati del reato di riciclaggio in concorso.

Fermo restando che l’arresto è stato convalidato dall’autorità giudiziaria competente, si precisa che le evidenze investigative sopra descritte attengono alla fase delle indagini preliminari e che, pertanto, gli indagati devono ritenersi presunti innocenti fino ad accertamento definitivo con sentenza di condanna.

Quanto sopra, si comunica, nel rispetto degli indagati che sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell'attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile e al fine di salvaguardare il diritto di cronaca costituzionalmente garantito.

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