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Napoli, la Pizza Margherita e il Tricolore: Quando l’Italia si Unisce a Tavola

Dal giudizio impietoso di Carlo Collodi alla celebrazione della Regina Margherita: storia, identità e riscatto del simbolo gastronomico napoletano per eccellenza

printDi :: 12 giugno 2025 19:15
Pizza Margherita: Napoli, Tricolore e Riscatto del Gusto Italiano

Pizza Margherita: Napoli, Tricolore e Riscatto del Gusto Italiano

(AGR) Nel cuore della tradizione gastronomica italiana, Napoli non è solo una città: è una dichiarazione d’amore al gusto, alla storia e all’identità culturale. Tra le sue strade, tra i vicoli brulicanti di vita e tra i forni a legna che raccontano secoli di saperi popolari, nasce quella che oggi è riconosciuta come una delle pietanze più celebri al mondo: la pizza Margherita.

Ma questa icona della cucina italiana, con i suoi tre colori – il rosso del pomodoro, il bianco della mozzarella e il verde del basilico – non è solo un piatto: è un simbolo. Un tricolore commestibile, nato in un preciso momento storico per curare una ferita profonda, quella di un’identità nazionale ancora fragile.

 
Tra il 1880 e il 1886, Carlo Collodi – pseudonimo di Carlo Lorenzini e celebre autore di Pinocchio – pubblica "Il viaggio per l’Italia di Giannettino", un libro scolastico diviso in tre parti, pensato per far conoscere l’Italia appena unita ai giovani lettori. Nella terza parte, dedicata al Mezzogiorno, Collodi descrive la pizza in modo tutt’altro che lusinghiero:

“Vuoi sapere cos’è la pizza? ... Quel nero del pane abbrustolito, quel bianchiccio dell’aglio e dell’alice ... quei pezzetti rossi qua e là di pomidoro danno alla pizza un’aria di sudiciume complicato che sta benissimo in armonia con quello del venditore.”

Una descrizione che oggi appare pregiudizievole e razzista, specchio del tempo in cui “si era fatta l’Italia ma non ancora gli italiani”. La pizza, nella sua versione più umile e popolare (oggi detta marinara), diventa bersaglio di un Nord che guarda il Sud con sospetto e superiorità.

È proprio per rispondere a questa narrazione negativa e riabilitare il valore culturale e alimentare del tipico cibo di strada napoletano che, nel 1889, durante una visita dei reali a Napoli, il pizzaiolo Raffaele Esposito prepara una nuova pizza. Una creazione “in onore” della Regina Margherita di Savoia, che si distingueva per i suoi colori simbolici: rosso, bianco e verde. Un omaggio all’unità d’Italia.

Una creazione “in onore” della Regina Margherita di Savoia

Una creazione “in onore” della Regina Margherita di Savoia

Quella pizza esisteva già nella tradizione napoletana, ma fu in quell’occasione che prese il nome di "Margherita" e divenne, anche mediaticamente, l’emblema di un’Italia che si stava unendo anche a tavola.

Oggi la pizza Margherita è un patrimonio dell’umanità UNESCO, simbolo di eccellenza italiana, ma la sua nascita fu un atto politico e culturale, un modo per riconciliare i pregiudizi e dare dignità a una tradizione popolare profondamente radicata.

La storia ci insegna che dietro ogni piatto c’è molto più di una ricetta: c’è un’identità, un popolo, un desiderio di essere riconosciuti. Napoli, con la sua pizza, ha saputo trasformare il “sudiciume complicato” in simbolo nazionale. E lo ha fatto con semplicità, profumo e gusto. 

Perché oggi, quando mangiamo una pizza Margherita, non stiamo solo gustando un cibo: stiamo assaporando l’Italia.

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