Pensioni: il 45,9% non raggiunge i 500 euro, Il 71,9% non supera i mille euro

ISTAT - Istituto Nazionale di Statistica
È quanto emerge dalle rilevazioni annuali sui trattamenti pensionistici e sui loro beneficiari condotte dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, in collaborazione con l’Istituto nazionale di statistica, a partire dai dati del proprio archivio amministrativo – Casellario centrale dei pensionati – nel quale sono raccolte le informazioni sulle prestazioni pensionistiche erogate da tutti gli enti previdenziali italiani, pubblici e privati.
Le prestazioni pensionistiche, così come i loro beneficiari, sono state suddivise in sette gruppi che individuano le pensioni e i pensionati: di vecchiaia, di invalidità, ai superstiti, indennitarie, di invalidità civile, sociali e di guerra (per le definizioni dei gruppi si rinvia al glossario). Secondo questa classificazione è possibile individuare univocamente il numero di percettori all’interno di ciascuna tipologia considerata. Ciascun percettore, potendo beneficiare di più pensioni appartenenti anche a tipologie diverse, può essere incluso in uno o più gruppi. Ad esempio, un titolare di una pensione di vecchiaia che beneficia anche di una pensione ai superstiti si troverà incluso tra coloro che cumulano più tipologie di pensione, sia nella tipologia vecchiaia sia in quella superstiti. Per tale motivo il totale è calcolabile come somma delle singole tipologie soltanto per le prestazioni.
Con riferimento alla tipologia di pensione, si osserva che le pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs) sono 18,6 milioni, con una spesa complessiva di 217.216 milioni di euro (90,1% del totale) ed un importo medio annuo di 11.662 euro. Il 50,5% dei trattamenti pensionistici è rappresentato da pensioni di vecchiaia o anzianità, per una spesa pari a 168.897 milioni di euro (70,0% del totale) ed un importo medio annuo di 14.063 euro; il 20,6% riguarda pensioni ai superstiti (14,9% in termini di spesa) e il 7,2% si riferisce ad assegni ordinari di invalidità o a pensioni di inabilità, che assorbono il 5,1% della spesa destinata al complesso delle pensioni.
Le pensioni assistenziali rappresentano la seconda tipologia di prestazioni pensionistiche in termini di spesa erogata. Nel 2008 questa è pari a 19.469 milioni di euro (8,1% del totale) e riguarda 4,2 milioni di prestazioni, con un importo medio annuo di 4.607 euro. Di tali prestazioni la quota più elevata, in termini sia di numero sia di spesa (rispettivamente 13,0% e 5,9%), si registra per le pensioni di invalidità civile e le indennità di accompagnamento ad esse associate.
Per le pensioni indennitarie, infine, con 4.424 milioni di euro di spesa complessiva (1,8% del totale), si rilevano 951 mila trattamenti di importo medio pari a 4.651 euro.
Al 31 dicembre 2008, guardando ai dati di spesa, si osserva che l’importo pensionistico complessivo annuo cresce del 3,5% rispetto all’anno precedente, passando da 232.976 milioni di euro del 2007 a 241.109 milioni di euro dell’ultimo anno. Tale crescita è il risultato della diversa evoluzione del numero delle pensioni e del loro importo medio: in particolare, il numero dei trattamenti pensionistici in pagamento è aumentato dello 0,4% rispetto all’anno precedente, mentre l’importo medio delle pensioni aumenta del 3,1% rispetto al 2007.
Il maggiore incremento della spesa complessiva annua si registra per le pensioni di invalidità civile (+6,5%); tale crescita è dovuta all’aumento del numero delle prestazioni più che alla variazione del loro importo medio; per quanto riguarda la spesa per pensioni di vecchiaia l’incremento è pari al 4,2%. Più contenuto appare l’aumento della spesa per le pensioni e assegni sociali (+4,3%), per le prestazioni indennitarie (+4,0%) e per le pensioni ai superstiti (+2,0%). Risulta in diminuzione, invece, la spesa per pensioni di invalidità e assegni ordinari di invalidità (-3,8%) e per pensioni di guerra (-1,0%). In questi casi il calo di spesa è dovuto alla riduzione del numero delle prestazioni che ha più che controbilanciato la variazione positiva degli importi medi.
Spostando l’attenzione sui pensionati, si osserva che nel 2008 il numero dei titolari di prestazioni pensionistiche è di quasi 16,8 milioni, dato pressoché invariato rispetto al 2007 (+0,04%), con un numero di pensioni procapite pari a 1,4. Sebbene la quota di donne sia pari al 53%, gli uomini percepiscono il 56,0% dei redditi pensionistici, a causa del maggiore importo medio dei trattamenti percepiti (17.137 euro rispetto agli 11.906 euro medi delle donne).
La distribuzione dei pensionati per numero di prestazioni ricevute mostra che il 67,6% percepisce una sola pensione e che la quota dei beneficiari che cumulano due o più pensioni è del 32,4% (il 24,6% ne cumula due e il 7,8% è titolare di almeno tre pensioni). Tale valore scende al 30,2 per cento nel caso dei titolari di pensioni di vecchiaia e raggiunge l’88,4 per cento per i percettori di pensioni di guerra.
Tra chi riceve più pensioni, valori elevati si riscontrano anche per i beneficiari di rendite indennitarie e di pensioni di invalidità civili (rispettivamente 74,4 e 78,6 per cento), prestazioni, queste ultime, che si caratterizzano per la forte presenza di indennità di accompagnamento ad esse associate.
Distribuzione territoriale
Nelle ripartizioni geografiche si rilevano sensibili differenze tra le quote percentuali del numero di prestazioni e dei loro beneficiari e la quota della correlata spesa o reddito pensionistico. Nelle regioni settentrionali si concentra la maggior parte delle prestazioni pensionistiche, dei relativi titolari e della spesa erogata (rispettivamente 48%, 48,5% e 50,9%); nelle regioni meridionali si rileva il 31,5% delle pensioni erogate e il 31,4% dei pensionati, a fronte di una spesa che raggiunge il 27,6% del valore complessivo; le regioni centrali, infine, detengono quote inferiori, pari al 20,5% in termini di numero di trattamenti, al 20,1% se si guarda ai pensionati e al 21,5% in termini di spesa erogata.
Differenze territoriali si rilevano anche con riferimento agli importi medi dei redditi pensionistici. Essi sono più elevati nelle regioni settentrionali e in quelle centrali, con valori rispettivamente pari al 105% e 106,6% rispetto alla media nazionale. Nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si registra un maggiore peso relativo di percettori di prestazioni assistenziali, gli importi medi dei redditi pensionistici si collocano, invece, al di sotto del valore medio nazionale (88,1%). Differenze analoghe tra le ripartizioni geografiche si registrano anche approfondendo l’analisi per le diverse tipologie di pensione.
La distribuzione del numero delle prestazioni e dei loro beneficiari è determinata principalmente dall’ammontare e dalla struttura per età della popolazione residente nelle diverse ripartizioni geografiche, mentre la distribuzione territoriale della spesa è influenzata anche dal tipo di attività economica esercitata dai titolari delle pensioni al momento del pensionamento e, dunque, dall’evoluzione nel tempo dell’occupazione nelle diverse aree geografiche. Il coefficiente di pensionamento standardizzato fornisce una misura significativa dell’incidenza del numero dei beneficiari nelle diverse ripartizioni territoriali. In rapporto alla popolazione, in particolare, emerge che il numero dei pensionati residenti nelle regioni settentrionali (262 per mille abitanti) è superiore sia a quello medio nazionale (257 per mille), sia a quello riferito alle regioni centrali (250 per mille abitanti) e del Mezzogiorno (253 per mille abitanti).
Con riferimento alle diverse tipologie di pensionati si osserva che, nelle regioni del Nord, il coefficiente di pensionamento standardizzato assume valori più elevati rispetto alle altre aree geografiche per i beneficiari di pensioni di vecchiaia e di pensioni ai superstiti, mentre per le prestazioni di invalidità civile, per le pensioni sociali e per gli assegni ordinari di invalidità il valore dell’indicatore assume livelli maggiori nel Mezzogiorno. I coefficienti di pensionamento calcolati per i titolari di rendite indennitarie e di pensioni di guerra assumono, infine, valori più elevati nelle regioni del Centro.
Nel 2008, se si rapporta il numero dei pensionati alla popolazione occupata, si rilevano in Italia 70 pensionati ogni 100 occupati. Il carico relativo è maggiore nel Mezzogiorno - dove il rapporto è di 79 pensionati ogni 100 occupati – mentre presenta il valore più contenuto nelle regioni settentrionali, dove il rapporto di dipendenza è di 65 a 100. A livello nazionale, tra il 2001 e il 2006 il rapporto di dipendenza è diminuito, passando da 74 a 70 pensionati ogni 100 occupati per poi mantenersi costante nei successivi due anni.
Analisi per classe di età
La quota maggiore di beneficiari di trattamenti pensionistici è naturalmente collocata nella parte alta della piramide delle età. Il 69,9% dei pensionati ha più di 64 anni. Una quota abbastanza consistente è costituita dai percettori appartenenti alla classe di età immediatamente inferiore a quella normalmente individuata come soglia della vecchiaia: il 26,6% dei pensionati ha infatti un’età compresa tra 40 e 64 anni e il 3,7% ha meno di 40 anni.
La presenza di pensionati in età inferiore a 65 anni è associata al tipo di norme che regolano l’accesso ai differenti tipi di prestazione: mentre i requisiti di età per il diritto alla pensione di vecchiaia e alla pensione sociale si collocano tra 60 e 65 anni di età, vi sono altre prestazioni che sono erogate prevalentemente a soggetti in età attiva, come le rendite per infortunio sul lavoro e malattia professionale, le pensioni di invalidità da lavoro e quelle di invalidità civile. Le pensioni erogate ai superstiti, infine, possono essere pagate a soggetti in età da lavoro e ai loro familiari a carico che, in alcuni casi, hanno meno di 14 anni.
Analisi per classe di importo
Il 45,9% delle pensioni ha importi mensili inferiori a 500 euro e il 26% ha importi mensili compresi tra 500 e mille euro. Un ulteriore 13,4 per cento di pensioni vigenti al 31 dicembre 2008 presenta importi compresi tra 1.000 e 1.500 euro mensili e il restante 14,7% del totale ha importi mensili superiori a 1.500 euro. La distribuzione dei pensionati secondo la classe di importo mensile dei redditi pensionistici presenta il maggior peso relativo nella classe immediatamente superiore a quella più rilevante nella distribuzione delle pensioni, a causa della possibilità di cumulo di più trattamenti. Il gruppo più numeroso di pensionati (4,7 milioni di individui, il 27,7% del totale) riceve quindi una o più prestazioni, per un importo medio totale mensile compreso tra 500 e 1.000 euro. Il secondo gruppo per numerosità (3,9 milioni di pensionati, pari al 23,5% del totale) ottiene pensioni comprese tra 1.000 e 1.500 euro mensili. Un ulteriore 21,4% di beneficiari percepisce meno di 500 euro mensili e il restante 27,4% riceve pensioni di importo mensile superiore a 1.500 euro (14,7% nel caso delle pensioni). Le distribuzioni per maschi e femmine mostrano differenze consistenti: gli uomini presentano quote più elevate nelle classi di importo mensile più alto; le donne in quelle di importo più basso.
Dall'analisi disaggregata per tipologia di pensione percepita si osserva che i pensionati di vecchiaia e di invalidità sono maggiormente presenti nelle classi di importo mensile compreso tra 500 e 1.000 euro. Nella maggior parte dei casi i titolari di pensioni ai superstiti e i beneficiari di pensioni di invalidità civile e/o indennità di accompagnamento ricevono redditi pensionistici con importi mensili compresi tra 1.000 e 1500 euro. I titolari di pensioni sociali hanno prevalentemente redditi pensionistici con importi mensili che non superano i 500 euro, mentre i beneficiari di pensioni di guerra sono relativamente più concentrati, rispetto al complesso dei pensionati, nelle fasce di reddito più elevato.
La spesa per pensioni sul Pil
L’incidenza della spesa complessiva sul Pil passa dal 15,07% del 2007 al 15,38% del 2008. Il tasso di pensionamento (dato dal rapporto tra il numero delle pensioni e la popolazione residente) è pari a 39,64 (39,79 nel 2007) e l’indice del beneficio relativo (rapporto tra l’importo medio delle pensioni e il Pil per abitante) aumenta dal 37,87% nel 2007 al 38,79% nel 2008.
L’incidenza sul Pil della spesa per pensioni di vecchiaia passa dal 10,49% del 2007 al 10,77% del 2008, quella della spesa per pensioni ai superstiti dal 2,28% al 2,30%, quella della spesa per pensioni di invalidità civile dallo 0,86% allo 0,90% e quella delle pensioni sociali dallo 0,23% allo 0,24%. Per le pensioni di invalidità l’incidenza della spesa sul Pil diminuisce rispetto al 2007 (dallo 0,83% allo 0,78%), mentre per tutte le altre tipologie di pensione resta costante.
Fonte:
Istat – Istituto nazionale di statistica
Via Cesare Balbo, 16 – 00184 Roma>