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Bordoni (Lega), spiagge urbane...?Un flop

Bordoni denuncia: a Roma le Spiagge urbane sono una vera desolazione civile che prende forma in una selva di ombrelloni piantanti in lande secche e deserte che, prima della gestione del verde a 5 stelle, erano tra i più bei parchi della Capitale

printDi :: 23 agosto 2020 07:40
Bordoni (Lega), spiagge urbane...?Un flop

(AGR) Ai romani piace il mare di Ostia e comunque il litorale romano, di sicuro le spiagge vere con ombrelloni e sabbia e soprattutto il mare. Davide Bordoni consigliere capitolino  della Lega-Salvini punta il dito infatti sul presunto flop delle spiagge urbane e denuncia: “A Roma le Spiagge urbane (leggi stabilimenti urbani) sono una vera desolazione civile che prende forma in una selva di ombrelloni piantanti in lande secche e deserte che, prima della gestione del verde a 5 stelle, erano tra i più bei parchi della Capitale. Vivere la città in modo alternativo si può ma non è così che si può fare.

Presenterò un’interrogazione per sapere quanto ci è costata questa “intuizione” della sindaca Raggi – continua Bordoni - che ha voluto cinque stabilimenti urbani per tutti coloro che stanno trascorreranno l’estate a Roma ma, evidentemente, lontano da quelle installazioni. Una gestione imbarazzante di risorse pubbliche (la spesa si dovrebbe aggirare intorno ai 100mila euro?) che potevano essere impiegate in modo più utile rispetto a voler “esportare” a tutti i costi il modello Tiberis.

 
In sostanza: affluenza scarsa per una “offerta ricreativa" che non è neanche stata presa in considerazione dai cittadini. Lo stabilimento sul Tevere, nei pressi di Ponte Marconi, aperto ogni anno più per non ammetterne il fallimento che per il piacere dei romani, cerca almeno di imitare il modello di quelle città europee dove sono presenti spiagge vicino al fiume, ma non si comprende invece cosa abbia spinto Raggi & Co in un consistente investimento per le casse Comunali mettendo in piedi tutta una serie di stabilimenti urbani che restituiscono l’immagine di una città in sofferenza dove la classe dirigente si cimenta in iniziative temporanee, inutili e dispendiose invece di ottimizzare le risorse disponibili ascoltando le esigenze dei territori”.

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