Quando la Legalità diventa Mestiere: il Senato ospita il confronto tra i protagonisti del sistema
Dalla teoria alla pratica: il Senato riunisce esperti chiamati ogni giorno a costruire legalità sul campo

Relatori
(AGR) La Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro, presso il Senato della Repubblica, era gremita per il convegno dedicato a “Legalità e prevenzione dei reati: il ruolo dei professionisti ordinistici tra misure di prevenzione, amministrazioni giudiziarie e modelli organizzativi”. Un pubblico numeroso, competente e attento ha partecipato a una mattinata ricca di contenuti tecnici, riflessioni pratiche e contributi interdisciplinari.
L’apertura dei lavori è stata affidata al Senatore Andrea De Priamo, che ha sottolineato l’importanza strategica di rafforzare i presidi di legalità nel tessuto economico e sociale del Paese. A seguire, il Prof. Claudio Miglio, Dottore Commercialista e moderatore dell'incontro - ha letto un articolato messaggio inviato dal Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, Prof. Elbano de Nuccio, che ha voluto far sentire la sua vicinanza all’evento.
Dopo i saluti istituzionali, Claudio Miglio ha introdotto i temi della giornata mettendo in luce un concetto chiave: la legalità non è un valore astratto, ma un criterio operativo che si pratica nelle decisioni quotidiane dei professionisti. Commercialisti, avvocati e amministratori giudiziari — ha ricordato — non applicano soltanto le norme, ma le rendono vive, le interpretano, stabilizzano le procedure, anticipano i rischi e segnalano ciò che non funziona. La legalità, nella vita professionale, si esprime nella capacità di leggere i segnali deboli, di mantenere indipendenza nelle valutazioni e di comunicare anche le criticità più scomode.
Il primo intervento tecnico è stato quello del dott. Giuseppe Sanfilippo, Presidente dell’Istituto Nazionale Amministratori Giudiziari (INAG), che pur nell’ambito dei saluti istituzionali ha offerto una riflessione di natura operativa sulle difficoltà che si incontrano nella gestione delle misure di prevenzione. Ha evidenziato le frequenti disomogeneità nell’accesso agli atti, l’importanza delle relazioni tecniche accurate e il dovere — per tutti i professionisti coinvolti — di riferire puntualmente ogni elemento di criticità, perché omissioni o sottovalutazioni possono diventare fonte di responsabilità anche rilevante. Un saluto che si è trasformato in un contributo tecnico di grande valore, capace di orientare immediatamente il dibattito.
Il successivo intervento dell’Avv. Michele Andreano ha approfondito con rigore il tema della responsabilità professionale nei contesti di prevenzione patrimoniale. Andreano ha ricordato che il commercialista o l’amministratore giudiziario non sono valutati come “uomini comuni”, ma come agenti qualificati, cui la legge richiede un livello superiore di diligenza e di attenzione. Attraverso casi concreti, ha mostrato quanto sia indispensabile una competenza multidisciplinare - penale, civile, tributaria e aziendale - soprattutto quando si affrontano misure complesse come sequestri, trust, confische transnazionali o valutazioni di sproporzione patrimoniale.
Di grande impatto anche la relazione del Dott. Mauro Messina, amministratore giudiziario, che ha descritto con concretezza e trasparenza il lavoro sul campo. Messina ha spiegato che gestire un’azienda sequestrata significa essere un vero e proprio manager pubblico, chiamato a salvaguardare posti di lavoro, continuità produttiva, rapporti con fornitori e clienti e, al tempo stesso, a riportare l’impresa entro i confini della legalità. Ha raccontato criticità reali: aziende in cui l’amministratore giudiziario non ha il controllo delle quote, dipendenti “sensibili”, fornitori a rischio, sovrafatturazioni, difficoltà di interlocuzione con giudice, PM e avvocati del proposto. Un racconto lucido, che ha evidenziato quanto questa attività richieda competenze aziendali, tempestività decisionale e capacità di leggere dinamiche industriali molto diverse tra loro.
Molto apprezzato è stato l’intervento del Prof. Avv. Antonio Caiafa, che ha affrontato il rapporto tra misure di prevenzione e la tutela dei terzi. Caiafa ha richiamato la necessità di evitare che le misure patrimoniali si trasformino in una pena senza delitto, ribadendo il principio costituzionale di proporzionalità e l’importanza di salvaguardare i diritti di chi opera in buona fede. Ha poi insistito sul tema della trasparenza e della rotazione negli incarichi giudiziari, ritenendoli strumenti essenziali per garantire correttezza, equilibrio e opportunità anche ai giovani professionisti.
La mattinata si è conclusa con l’intervento del Prof. Riccardo Losi, che ha riportato l’attenzione sul valore del codice deontologico dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. Losi ha spiegato come la deontologia non sia un insieme di norme formali, ma un presidio etico indispensabile per la reputazione della categoria e per la tutela della collettività. Il professionista -ha ricordato - deve mantenere indipendenza, imparzialità, trasparenza e deve saper dire “no” quando l’interesse del cliente è in contrasto con quello pubblico. Anche nei contesti più complessi, come le misure di prevenzione, il codice deontologico rimane la bussola che garantisce qualità e affidabilità.
In chiusura, Claudio Miglio ha richiamato il senso della giornata: la legalità non si impone, si costruisce. Si costruisce attraverso decisioni quotidiane, competenze tecniche, responsabilità personale e integrità. I professionisti ordinistici — avvocati, commercialisti, amministratori giudiziari — sono chiamati a essere costruttori di legalità, garanti del corretto funzionamento delle procedure e della fiducia nelle istituzioni. Il convegno ha mostrato che questa è una sfida che la categoria è pronta ad affrontare con competenza, rigore e spirito di servizio.
















