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Palermo, andiamo alla scoperta della "A Vucciria"....il mercato che non c'è

L'oro dei limoni, l'argento delle sarde fresche e salate, il bronzo delle olive e il corallo dei pomodori, il verde delle cuccuzzedde. Un variegato mondo rappresentato da gamberi, orate, scorfani, tonni, pescespada, polpi, seppie e calamari che si trasforma, da luogo di mercato a luogo di movida

printDi :: 30 giugno 2023 18:25
A Vucciria Palermo ph credit Francesco Remora

A Vucciria Palermo ph credit Francesco Remora

(AGR) di Roberto Di Prima

La Movida palermitana si fa spazio tra le viuzze della Vucciria. L’inarrestabile deriva modaiola del prestigioso mercato storico nel cuore di Palermo reso famoso nel mondo dall’omonimo quadro del grande Maestro bagherese Renato Guttuso. Un giro nostalgico tra le viuzze di quello che fu il mercato più amato dai palermitani trasformatosi in Street Food a cielo aperto. La Movida palermitana ha occupato lo storico mercato.

 
Se a un palermitano non più giovane capitasse di passare in una mattina qualsiasi dell’anno sul marciapiede destro di via Roma a Palermo, poco dopo l’incrocio con corso Vittorio Emanuele, e facesse cadere l’occhio sulla “scinnuta” discesa, di fianco alla chiesa di Sant Antonio Abate, detta dell’Ecce homo, discesa che porta a piazza Caracciolo, cuore pulsante del vecchio mercato della Vucciria, di certo verrebbe colto da un attacco di nostalgia difficilmente controllabile: l’andirvieni confuso di persone coi sacchi della spesa, le voci, gli odori, (quello prevalente del pesce), i sapori, la famosa abbanniata, tutto sparito.

Un silenzio mai ascoltato lo invita a fare spallucce e tirare dritto nel ricordo di quella Vucciria chiassosa, colorata e forse anche più sincera di un tempo, quando ... muovendosi nel fitto intreccio di vicoli e piazzette del grande mercato si ritrovavano tutti gli ingredienti della cucina siciliana attraverso le coloratissime bancarelle con i colori delle preziose mercanzie riposte nelle cassette di legno. L'oro dei limoni, l'argento delle sarde fresche e salate, il bronzo delle olive e il corallo dei pomodori essiccati, il verde delle cuccuzzedde, dei broccoli e dei mazzi di tenerumi; una musica per occhi e orecchie, un appagamento per i sensi. In tempo d’estate, poi, i muluni d'acqua e le grandi angurie diventavano protagonisti assoluti e oggetti di desiderio per i frequentatori accaldati del mercato. Ma a farla da padrone tutto l’anno alla Vucciria era sua maestà il Pesce. Un variegato mondo rappresentato da gamberi, orate, scorfani, tonni, pescespada, polpi, seppie e grossi calamari, adagiati con cura su letti di ghiaccio tritato, mentre nelle pentole bollenti venivano immersi i polpi, cotti e mangiati con solo una spruzzata di limone sopra. L’odore forte e il fumo intenso emanato delle stigghiole cotte alla brace dipanandosi lungo le strette viuzze si trasformava in goloso richiamo per la folla del mercato.

Storie di un tempo e ricordi mai svaniti nonostante l’inarrestabile trasformazione in corso, da luogo di mercato a luogo di Movida, punto d’incontro e di divertimento notturno per i giovani palermitani, con suoni e colori che tanto stridono con le tradizioni popolari e le storie di quei palermitani che nella Vucciria e con la Vucciria si identificavano.

Oggi lo Street Food, nuova tendenza globale, la fa da padrone; tra le viuzze della Vucciria è un continuo proliferare di Pubs, Bistrots, birrerie, paninerie e tant’altro di nuovo e modaiolo che nulla ha da condividere con quel passato popolare che in quel luogo segnò la storia di Palermo.

Tra i quattro mercati storici di Palermo Ballarò, il Capo, i Lattarini, ognuno per ciascuno dei quattro mandamenti in cui è divisa la città, la Vucciria si distinse per essere sostanzialmente il mercato del pesce. Situato alle spalle della Cala nel quartiere di Castello a mare, dunque a pochi passi dal mare, fu da subito ritenuto dai pescatori del tempo punto cruciale per la vendita diretta del loro pescato. Non solo, ma la posizione a ridosso del porto cittadino stimolò, anche, l'insediamento di mercanti e commercianti genovesi, pisani, veneziani, etc. sin dal XII secolo. La presenza degli artigiani di un tempo è ancora leggibile dai nomi di alcune strade (via Chiavettieri, via Materassai, via dei Tintori, etc.)

Gli anni 60/70 e parte degli anni 80 furono anni di grande splendore per la Vucciria. Nel suo nome c’è tutta l’essenza del famoso mercato: Vucciria significa vocio, grida, chiasso, Abbannio. La cosidetta Abbanniata è la caratteristica forma di divulgazione dei propri prodotti. Ogni venditore urla, frasi più o meno fantasiose per convincere il cliente ad acquistare la merce esposta sul proprio banco; appare chiaro, dunque, che se tutti i venditori Abbanniano simultaneamente, il nome di Vucciria dato al mercato sembra essere stato ritagliato su misura.

Un tuffo nostalgico nel mercato che un tempo c’era e che, suo malgrado, dagli anni 2000 ad oggi, ha intrapreso una deriva modaiola che niente ha a che fare con i fasti, il prestigio e la storia, anche internazionale, che la Vucciria si era ritagliata nel corso dei decenni.

A renderla famosa nel mondo, a far si che diventasse meta turistica per i visitatori della città ci ha pensato negli anni ‘70 il Maestro Bagherese Renato Guttuso col celebre quadro neorealistico dal titolo omonimo “La Vucciria”. Il famoso quadro donato alla città di Palermo, oggi godibile presso Palazzo Chiaramonte-Steri all’Università di Palermo, fu un omaggio del grande Pittore, non solo alla città di Palermo, ma soprattutto a quei tantissimi palermitani che hanno amato il mercato simbolo della città, e che grazie ad una attenta osservazione hanno, ancora oggi, la possibilità di cogliere tra le figure pittoriche rappresentate nel quadro, l’essenza di un mercato che prima c’era e che il tempo prova a cancellare del tutto.

ph credit Francesco Remora

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A Vucciria Palermo ph credit Francesco Remora
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A Vucciria Palermo ph credit Francesco Remora
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